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Contrada Sant'Angelo
Contrada Sant'Angelo
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Turismo
Descrizione
Dalla contrada Porcini si entrava nella contrada Sant'Angelo attraverso un arco fatto a modo di porta "ove, ricorda il Leoncini, stava una catena simile a quelle che sono in Piazza Grande". La contrada prendeva il nome dalla chiesa di Sant'Angelo diventata poi di San Francesco, non solo perché era retta dai frati francescani ma anche perché ivi si venerava la Tavola di San Francesco, ora conservata nel Museo Diocesano di Arte Sacra.
Il palazzo presente nella attuale Piazza Senatore Manni (San Francesco) chiude la piazza di fronte alla chiesa appartiene all'antica famiglia Marini, il cui nome ricorre spessissimo nei documenti del '400 citati dal Leoncini. Tre membri della famiglia Andrea, Pietro e Giuliano vengono ricordati nell'elenco dei partecipanti alla seduta del Consiglio Generale del 7 dicembre 1506. Altri membri della famiglia appaiono spesso in posizione di rilievo come Magistrati o come Priori o come Notai e la loro abitazione è sempre indicata "in contrada Sancti Angeli".
Un atto notarile del 1499 ci informa che Cesare di Giacomo Manni comprò dai frati di San Francesco un orto posto in contrada Sant'Angelo presso la chiesa di San Marciano. Una parte dell'orto in questione, sul quale fu costruito il palazzo, si trova ancora sulla rupe di fianco ad essa.
Nella contrada Sant'Angelo si trovano altri palazzi di rilievo. Dei due, appartenenti a rami della famiglia Alberti, notevole è quello di via Garibaldi, per il sontuoso portale e la scala a chiocciola attribuita a qualche allievo del Vignola. Di particolare importanza, il Palazzo Roberteschi, attuale sede dell'Ente Ottava Medioevale (che lo ha riportato recentemente nelle sue linee originarie), la cui famiglia aveva avuto sempre nelle vicende della Città posizioni di primo piano fino a quando si estinse, piuttosto malinconicamente, nel secolo XVII. La famiglia che dapprima abitava in una casa con il portico in contrada di San Biagio nella piazza del Mercatello, si era divisa nel 1405 in due rami: uno era rimasto in piazza del Mercatello (e il palazzo passò poi di proprietà della famiglia Squarti) e l'altro, che prendeva nome da Roberto, nipote di Tebaldo, si era costruita la casa in contrada Sant'Angelo.
Il palazzo in contrada Sant'Angelo reca scritto sull'architrave di due finestre il nome di Geronimo, un membro della famiglia che alla fine del '400 svolse per incarico della Comunità, importanti legazioni a Roma e a Viterbo.
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